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Civita di Bagnoregio: il paese che muore nel cuore del Lazio


Un piccolo gioiello di architettura etrusca immerso in un'atmosfera altra, lontana dal tempo, un mucchietto di case che dall'alto della loro privilegiata posizione godono dello spettacolo naturale che le circonda e che, purtroppo, ha anche contribuito anche a rendere famosa questa piccola città con il nome di "città che muore".

Situata in provincia di Viterbo, nei pressi del lago di Bolsena e del confine umbro, Civita di Bagnoregio è ad oggi uno tra i borghi più antichi e più belli d'Italia. E forse proprio questa sua precarietà, il suo lento spegnersi davanti ai nostri occhi hanno contribuito a renderla tanto bella e affascinante.


Civita si erge su un colle situato nella valle dei calanchi, un'area morfologicamente soggetta a continue erosioni e frane, un terreno precario che negli anni sta contribuendo a un progressivo assottigliamento di quello sperone sopra il quale sorge il borgo e che in futuro causerà la scomparsa della stessa Civita. Motivo in più questo per visitare almeno una volta questo piccolo capolavoro urbano.


L'accesso al borgo è consentito solo da un lungo ponte pedonale - è possibile lasciare la macchina in un parcheggio non troppo lontano dall'ingresso - e il costo per accedervi è di 1,50 €. Appena prima di percorrere la strada che conduce al ponte, concedetevi una sosta nella piazzola panoramica dalla quale potrete ammirare da lontano il borgo che si erge sulla valle e scattare qualche foto di questo magnifico paesaggio.


I lettori della Divina Commedia avranno riconosciuto forse nella città un nome familiare, Bagnoregio; e infatti è proprio in questo borgo che nacque il San Bonaventura da Bagnoregio di cui Dante ci parla nel dodicesimo canto del Paradiso. A Civita potrete visitare una grotta intitolata a suo nome, una tomba etrusca nella quale si racconta che San Francesco, durante un viaggio di predicazione, curò miracolosamente l'allora giovinetto Bonaventura.


Appena entrati, coglierete subito la sensazione di un'atmosfera atemporale, di una dimensione lontana nello spazio. Ad accogliervi, le silenziose e pittoresche stradine del borgo, un labirinto di mura, finestre e rocce di tufo che ad ogni passo vi sapranno regalare scorci sempre nuovi, immagini da cartolina. L'assenza di auto e moto all'interno del paese renderà ancora più rilassante la vostra passeggiata, cullata dai rumori del vento e della natura che circonda la collina.

E non potranno che essere felici di girovagare per la città gli amanti dei gatti: molti infatti sono i mici che vivono a Civita e che da diversi anni animano le strade e i muretti del borgo. Affettuosi e socievoli, sono abituati alla presenza dei turisti e ormai hanno superato in numero anche gli stessi abitanti: ad oggi infatti si contano appena dieci residenti a Civita di Bagnoregio, più poche altre persone che si recano nel paesino per lavoro.


Nonostante le dimensioni contenute, Civita ospita anche diversi ristoranti tra i quali poter scegliere per degustare - soprattutto ma non solo - piatti locali: tra questi, affettati e formaggi, primi a base di salsiccia e tartufo, cinghiale e funghi porcini. Da bere, una ricca selezione di vini in bottiglia delle colline vicine, qualche etichetta da Orvieto e Viterbo.


Questa una breve introduzione alla visita della città: per ogni altra curiosità su alloggi, ristoranti e attrazioni vi rimando al sito ufficiale di Civita di Bagnoregio.


Concludo invece con la frase di Bonaventura Tecchi, lo scrittore di Bagnoregio che per primo ha assegnato il triste soprannome a questo splendido paesino minacciato dalla fine, ma che ancora non si è arreso:


La fiaba del paese che muore – del paese che sta attaccato alla vita in mezzo a un coro lunare di calanchi silenziosi e splendenti, e ha dietro le spalle la catena dei monti azzurri dell’Umbria – durerà ancora”.


Si ringrazia per l'ultimo scatto l'obbiettivo di Giorgio di Cesare (Giorgio di Cesare Photography)

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